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Aspetti architettonici

CERTOSA di MONTEBENEDETTO

La Certosa di Montebenedetto
Aspetti architettonici



La Certosa di Montebenedetto riveste un particolare interesse nell'ambito della storia certosina e più largamente nella storia delle strutture monastiche alpine. Appartiene, infatti, al gruppo delle più antiche fondazioni dell'ordine certosino in Italia, ma, a differenza delle Certose coeve, è stata abbandonata in età ancora bassomedievale e non ha quindi subito le variazioni organizzative e planimetriche che hanno caratterizzato le altre certose all'epoca della Controriforma.
Quanto resta di Montebenedetto è dunque una struttura congelata nel tempo di una Certosa della metà del XV secolo. Secondo la tipologia certosina, la Certosa o "Casa alta" era accompagnata dalla Correria o "Casa bassa", i cui resti si trovano più in basso a circa 1 Km. dalla certosa.



Perno di ogni Certosa era, ed è, la chiesa. A Montebenedetto, dopo i restauri, essa si presenta ancora intatta nella sua mole severa. E' a navata unica, orientata, illuminata da tre finestre per lato, a profonda strombatura e arco a sesto pieno. L'abside è piatta, come usava più frequentemente nel mondo certosino rispetto all'abside semicircolare; la facciata è forata da una grande finestra romanica e da una massiccia porta con stipiti di pietra e un monolito per architrave; in origine l'ingresso era preceduto da un portico, come indicano le mensole a rostro. La chiesa misura 23,70 X 6,90 m. con l'abside più stretta (5,78 m.). Le misure si avvicinano alla proporzione di 1:3 circa, che si trova spesso nelle Certose dei primi tempi; anche la chiesa di Banda rispecchia queste proporzioni. L'accentuata larghezza è attenuata dalla considerevole altezza, che in Montebenedetto è di 9,50 m.
Il pavimento mostra abbondanti tracce di cocciopesto, che coprono un pavimento di basoli di pietra di forma irregolare che ne costituiva probabilmente la preparazione.
La muratura esterna presenta tre segni di rialzamento del tetto dalla parte dell'abside e due dalla parte della facciata.
All'interno della chiesa si aprivano due porte nelle pareti nord e sud, una di fronte all'altra, poste a metà chiesa. Secondo gli usi certosini, i monaci del coro non entravano mai dalla porta di facciata, che d'altronde non rivestiva particolare importanza (e poteva anche non esistere, come a Banda). I monaci entravano dalla porta nord, che comunicava con il chiostro maggiore, ma anche la porta antistante non poteva servire ai conversi, dato che essi non potevano entrare nello spazio destinato al coro dei padri e che la sacrestia era posta a nord, con una porta autonoma.
La porta sud permetteva l'accesso al capitolo, posto come d'uso nel piccolo chiostro, e al refettorio (ora adibito a stalla). La sacrestia, che secondo l'uso certosino era normalmente sul lato opposto, non pone problemi, mentre il locale soprastante, all'inizio del periodo gotico, poteva essere destinato alla conservazione del tesoro e dell'archivio.



All'interno della chiesa è visibile sulla parete sud, quasi all'angolo della facciata, anche una seconda porta, sopraelevata rispetto al pavimento di 50 cm., che dovevano essere coperti da due gradini: era questa la porta da cui entravano i conversi, diretti verso il loro coro, separato da quello dei padri. La porta dei conversi conferma la posizione lungo il fianco sud della chiesa del piccolo chiostro, da cui essi entravano e sul quale doveva affacciarsi il refettorio. Un problema particolare è posto dai due locali addossati all'angolo sud-ovest della chiesa. Inizialmente inesistenti, in un secondo tempo furono costruiti per qualche obbedienza, chiudendo così la porta dei conversi e tamponando così la prima finestra della facciata. I locali dovevano servire da cucina, data la vicinanza del refettorio, ma si tratta di un adattamento forzato. Infatti, secondo le Consuetudini, la cucina avrebbe dovuto trovarsi lontano dalla chiesa e dal piccolo chiostro e possibilmente presso la porta d'ingresso, in modo che il cuoco - converso fungesse anche da portinaio.
Si pone in tal modo il problema dell'origine dell'entrata con l'affresco e della casa priorale. Se nel periodo più antico la presenza della correria evitava in Certosa ogni seria organizzazione per i lavori agricoli e la necessità di una foresteria, con l'abolizione della correria e la conseguente salita dei conversi, almeno dalla metà del XIV secolo dovettero essere dislocate nella casa alta le obbedienze relative. Da quel momento (probabilmente dopo il 1329), si può fondatamente pensare che sia stata costruita nella Certosa di Montebenedetto la manica ora esistente di fronte alla chiesa, comprendente anche la foresteria al piano superiore di un portico di cui rimangono visibili le grandi arcate, tamponate per ottenere, successivamente all'abbandono della Certosa, degli spazi chiusi.
A Montebenedetto la casa del priore doveva essere già costruita verso la fine del XIV secolo, come mostra la bella bifora in facciata.
Per quanto riguarda il grande chiostro, le celle si trovavano sicuramente intorno all'area ad est della chiesa e sul lato nord; ci sono incertezze sul lato sud, dove la distruzione fu totale, a parte il tratto di muraglia ancora conservato, antico ma di non facile datazione.
Il numero delle celle non poteva essere superiore a 13. In mancanza di scavi archeologici, le strutture considerate resti delle celle, in parte illeggibili, in parte ricostruite, indicano la presenza delle celle, ma ne erano certamente solo una parte: una stanza di soli 5 X 4 m. non sarebbe stata sufficiente per lo svolgimento quasi totale della vita del certosino in cella, soprattutto se si considera che fino al 1276 ogni monaco preparava nella cella anche il proprio pasto.





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